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6 Novembre 2014

Sarto e stilista, la nascita di una professione

Ripercorriamo i tempi e scopriamo insieme questa professione...Partiamo dall'antichità.

Eh la Madonna!!! La prendi proprio alla lontana!!!

Sì, ma tanto arriviamo subito ai giorni nostri!!!

Nell'antichità il commercio di capi di abbigliamento era ridotto al minimo.

Un grande pregio della matrona romana, almeno in epoca repubblicana e nell'epoca mitica dei sette re, era la sua capacità di filare la lana e tessere.

La brava madre vestiva tutta la sua famiglia con vesti di propria creazione, uno dei primi esempi di abbigliamento fai da te istituzionalizzato e caldeggiato! O, comunque, era brava a lasciare istruzioni decenti ai servi che dovevano dare una forma alla lana filata!

In epoca tarda, anche grazie al commercio con le province e territori esterni all'Impero, cominciarono ad arrivare cotone e seta dalla Cina e dall'India ed era più facile comprare pezze già intessute da decorare come meglio si preferiva o da indossare semplicemente.

In questo caso non si può parlare di sarti o di stilisti ma solo di produttori di tessuti e di qualche lavoro di taglio, cucito e ricamo fatto dagli schiavi.

Quando nasce la professione del sarto?

Con l'introduzione della stampa, la creazione dei primi libri di taglio e cucito e l'introduzione del trend di capi più aderenti, si può affermare che la professione di sarto nasce solo nella seconda metà del 1500.

Il sarto del 500

La vita del sarto non era quella di un sarto moderno, dipendente dal suo padrone e impossibilitato ad acquistare tessuti in autonomia era, a tutti gli effetti, un servitore del padrone e della sua famiglia.

Per carità, il signore non faceva mancare nulla al proprio sarto in fatto di strumenti e tessuti ma si arrogava il diritto di "prestarlo" in giro ad amici e parenti. A questo livello non si può ancora parlare di tradizione sartoriale.

Sarte?

Non pervenute.

Nei primi tempi il lavoro sartoriale era precluso alle donne e l'unica attività che era permessa loro era filare (tanto per cambiare!) e il ricamo.

Ci volle del tempo prima che venisse svelato alle donne il segreto per creare un vestito e le prime sarte aprissero negozi mettendosi a disposizione delle dame ma, una volta avvenuto il passaggio, le sarte non mollarono più la presa.

Uno dei migliori esempi di questo passaggio di testimone è Rose Bertin, il ministro della moda, come veniva chiamata a Versailles.

Stiamo parlando della sarta personale di Maria Antonietta.

Rose Bertin

La storiografia impietosa descrive Rose Bertin come una rozza contadinotta di provincia dotata solo di ambizione e caparbietà, arrivata a Parigi chiese di essere messe a bottega da una sarta famosa della capitale e, apprendendo l'arte del taglio e cucito e sviluppando la propria creatività col figurinismo, entrò nelle grazie della delfina di Francia.

Rose Bertin lavorava come un treno, è stato stimato che cucisse 61 abiti a trimestre per Maria Antonietta e che si incontrassero privatamente almeno una volta alla settimana nel gabinetto personale della regina (privilegio negato a persone come Voltaire!) per vedere tessuti, accessori e accordarsi su un nuovo abito.

Oltre a questo Rose Bertin doveva occuparsi anche del suo negozio a Parigi, Le Grand Mogol, al cui ingresso spiccava la targa “Fornitrice della Regina”... E con questa targa all'ingresso la clientela non poteva mancare...

Rose Bertin può essere considerata una stilista? No, Rose Bertin resta ancora una sarta che creava vestiti ideati insieme al suo cliente... Tuttavia dobbiamo riconoscerle un certo spirito imprenditoriale, infatti nel suo negozio vendeva anche accessori di abbigliamento e produceva capi spalla a buon mercato.

Possiamo dire che Rose Bertin sia stata uno dei primi esempi di quella professione, la Modista, attualmente scomparsa o caduta in disuso, vale a dire la sarta che, nel suo negozio, vendeva anche produzioni di altri sarti ed accessori confezionati.

Dobbiamo ammettere anche che un grande passo avanti è stato fatto dal 1500, Rose Bertin non era una servitrice della corona di Francia, ma una fornitrice.

Non mancava, infatti, di compilare conti -ovviamente salatissimi!- da far recapitare al ministro delle finanze.

Conti che, incredibilmente, venivano pagati!!!

Quando nasce la figura dello stilista moderno?

Per vedere uno stilista come lo concepiamo oggi bisogna fare un salto ad inizio 1900 e conoscere Paul Poiret.

Paul Poiret

Figlio di un povero mercante di stoffe di Les Halles, Paul Poiret non accettò un destino di mediocrità e sfruttò la propria fantasia e manualità per farsi strada... Tra scivoloni e successi assortiti viene oggi definito il Pablo Picasso della moda, il padre putativo del fashion moderno, un maestro nell'arte di creare vestiti.

Paul Poiret cuciva -come tutti i sarti- ma fece un passo oltre: invece di ascoltare le richieste dei suoi clienti cominciò a pensare a ciò che i suoi clienti volevano o desideravano a livello inconscio.

Stiamo parlando dell'inizio del secolo scorso, un secolo imprigionato in corsetti e tessuti imbottiti per ricreare le forme.

Paul Poiret disse “no”.

Via il corsetto, via le gonne soffocanti e spazio a tessuti morbidi e abiti che lascino respirare e muovere la donna.

Paul Poiret importò in occidente la moda araba e la moda orientale, mode che non prevedevano busti, reinterpretandola con il gusto occidentale.

Non si può cambiare la testa delle persone dall'oggi al domani ma si può fare in modo che le persone si ritrovino a desiderare follemente ciò che vedono.

Esperto marketer, Paul Poiret organizzò sfilate in tutta Europa e pubblicizzò i propri figurini di moda in maniera tale che entrassero nella testa delle persone diventando un oggetto del desiderio.

Creativo, marketer, propositore di qualcosa di nuovo e capace di farlo diventare virale.

Con Paul Poiret nasce lo stilismo di moda, egli è colui che crea la tendenza e gli altri lo seguono domandandosi come hanno fatto fino a quel momento a vivere senza quel capo o quello stile di abbigliamento.

Rivoluzionaria come Paul Poiret, e ammiratissima da quest'ultimo, fu Coco Chanel.

Coco Chanel

Se Paul Poiret liberò la donna dai corsetti e inventò il drappeggio stravolgendo l'idea classica dell'abito da donna, Coco Chanel andò oltre, ispirata anche dalle sue clienti dinamiche e attive, mise in testa alle donne che il lavoro era libertà e solo una donna libera di muoversi poteva perseguire questa libertà.

Le sue muse? Le commesse dei negozi coi loro abitini semplici e eleganti.

Il suo tessuto chiave? Il jersey.

Paul Poiret fece sfilare odalische senza corsetti e libere di mostrare le loro forme naturali -abbondanti o sottili che fossero-, Coco Chanel disse alle grandi signore che se volevano essere chic dovevano vestirsi come le commesse... E vestirsi da sole!

Dopo Poiret e Chanel si sono susseguiti molti altri stilisti che hanno fatto la medesima cosa: hanno lanciato nuove mode stravolgendo l'esistenza delle persone comuni e diventando dei veri e propri maestri da seguire.

Dolce&Gabbana

Pensando alla genialità viene spontaneo pensare ad un Michelangelo o a un Giotto (a proposito, sapevate che Giotto era anche sarto e ideatore di fantasie per tessuti?) ma non si pensa quasi mai alla moda e come essa abbia influenzato la vita delle persone.

Concludo questo articolo lasciando la parola a Stanley Tucci, aka, Nigel di “Il diavolo veste Prada” che ha espresso alla perfezione l'importanza della figura della stilista...

...quello che hanno fatto, quello che hanno creato, è stato più creativo dell'arte stessa. Perché tu ci vivi dentro la tua vita.

Ps. Per scoprire quali sono i colori, i tessuti, i tagli, i colli... Più adatti alla tua figura scarica la guida gratuita "I 9 segreti per scegliere l'abito giusto".

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